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Il “Sale della terra” (The Salt of the Earth) è un film documentario uscito in Italia a giugno 2014 scritto e diretto da Juliano Ribeiro Salgado e Wim Wenders.
Il film racconta la vita, le opere e le emozioni di uno dei più grandi artisti del nostro tempo; il fotografo brasiliano Sebastião Salgado.
Nato nel 1944 a Aimorés, un comune dello stato del Minas Gerais, dopo aver studiato economia all’università, Salgado prende parte ad una missione in Africa.
In quelle circostanze matura una decisione che lo influenzerà per tutto il resto della sua intera vita: egli decide di diventare fotografo.
Nel film emerge sin dal principio il ruolo fondamentale di sua moglie Lélia Wanick; insieme si trasferiscono a Parigi e dopo aver venduto tutti i loro beni per acquistare la migliore attrezzatura fotografica per Sebastião, decisero insieme di dedicarsi alla fotografia, lui fotografando e viaggiando, lei pianificando i viaggi, occupandosi delle ricerche e delle pubblicazioni.

Avendo alle spalle studi di economia, le sue fotografie parlano di temi importanti, a volte dolorosi e scottanti come i diritti dei lavoratori, la povertà e gli effetti distruttivi dell’economia di mercato nei Paesi in via di sviluppo. Una delle frasi più importanti del film dice infatti:
“A lui importa davvero della gente perché la gente è il sale della Terra.”
“Un fotografo è letteralmente qualcuno che disegna con la luce, qualcuno che descrive il mondo con luci e ombre.”
Sebastiao_Salgado_-_divulgacao-624x624Le ombre sono quelle rosso sangue dei conflitti che spesso ha fotografato e che hanno lasciato cicatrici indelebili nel suo cuore perché essere un fotografo di reportage come è lui, comporta una scelta di vita, quella di scavare a fondo, incrociando sguardi che ti segneranno per sempre, vuol dire prendere la decisione di essere il narratore delle sorti del mondo, non un abitante passivo con le mani sugli occhi che sopravvive invece di vivere.
Tutti i suoi reportage hanno richiesto anni e anni di lavoro tra ideazione e realizzazione, sembra impossibile crederci in un mondo che corre velocemente, in cui la fotografia si riduce a un cumulo di “mi piace” sui social network per poi cadere nel dimenticatoio qualche minuto più tardi.
Il film si chiude con un grande insegnamento: dopo aver fotografato la guerra, i diritti violati, lo sfruttamento, dopo essere sceso nel buio più profondo del mondo lui sceglie di raccontare la vita e la natura: questo il tema di Genesis, il suo ultimo progetto fotografico; completato nel 2013 Genesis è un canto d’amore in cui si esalta la bellezza del nostro pianeta.
Genesis è la prova che esiste ancora un mondo in cui natura e esseri viventi vivono ancora in equilibrio nell’ambiente.
Questo è un messaggio che possiamo applicare a ogni aspetto della nostra vita e a tutti i problemi che ci affliggono nella quotidianità: cambiare prospettiva, osservare e osservarci da un nuovo punto di vista può donarci una nuova linfa vitale, una nuova felicità!

Francesca  Boccabella