+39 339 1484480 info@francescaboccabella.it
Seleziona una pagina

Photocredits Gloria Bressan

Era il 2014 quando il The Guardian e il giornale tedesco Die Zeit, in un esperimento à la Eurovision Contest, chiesero a dieci testate europee di individuare un poeta ciascuna, affinché raccontassero in brevi epitaffi il proprio paese d’origine. Tra questi, Shpëtim Selmani, kosovaro, futuro Premio dell’Unione Europea per la Letteratura che così narrò del Kosovo:

On the first day blood was created | on the second day death| on the third love was mentioned | and there were no day left for us.

in italiano:

“Il primo giorno fu creato il sangue | il secondo la morte | il terzo fu accennato l’amore | e non ci furono più giorni per noi.”

Attraverso l’obiettivo della fotografa italiana Francesca Boccabella e le parole della cooperante Francesca Brufani, “Prima del quarto giorno” esplora il respiro “tra il terzo e il quarto giorno” di Selmani: tra la promessa di morte della Storia e l’Amore che, nonostante tutto, affiora e resiste tra le ferite di un passato ancora presente.

Un reportage fotografico fatto di persone, luoghi e storie feriali di uomini e donne che profumano di resilienza, miele e talento e si fanno vestali di un paese, il Kosovo, che impasta la propria storia a più mandate con quella dell’Italia e che con la sua forza può essere nettare per il mondo. Qual è per te la cosa più bella del Kosovo?

Così la mostra si colora di ritratti e parole, quelle raccontate dalla gente, di un paese che sa di dignità e di meraviglia e che, per dirla con Churchill, non solo “produce più storia di quanta se ne possa consumare” ma può essere anche dispensatore di futuro e di speranza.

Come raccontare l’inaugurazione della mia mostra fotografica “Kosovo. Prima del quarto giorno” ieri a Zurigo: sicuramente lo faccio con gli occhi lucidi e il cuore che batte forte. 

Dietro questi momenti fotografati ieri, c’è un anno di duro lavoro tra Italia Kosovo e Svizzera, ci sono centinaia di vite incontrate, storie accolte e ascoltate, c’è lo stupore, la meraviglia, il dolore, l’ammirazione e l’incredulità di aver realizzato qualcosa più grande e forte di me ma questo del resto è il potere della fotografia, il mio grande amore da sempre e per sempre insieme all’amore che ho per la scoperta del mondo con i miei occhi, con i miei piedi per costruire ponti e abbattere muri attraverso l’arte. 

Ho voluto raccontare il Kosovo in modo differente, non solo come paese beneficiario degli aiuti post guerra della cooperazione internazionale ma come attore protagonista del cambiamento, fonte di arte, creatività, nuove idee e imprenditorialità attraverso la voce delle persone che mi hanno aperto il loro cuore. Le persone prima di tutto, prima di ogni mia velleità artistica.

Le persone al centro e io e la mia macchina fotografica come mezzo per portarle altrove.

È stato come toccare un sogno con le mie mani, è stato vivere uno dei momenti più importanti della mia vita e oggi lancio un desiderio ancora più grande all’universo: che questa mostra possa proseguire il suo viaggio verso tanti luoghi per continuare a emozionare, informare e far riflettere sempre più persone con la stessa intensità che ho visto negli occhi di chi ieri ha partecipato ed è venuto a parlarmi.

Grazie al Console del Kosovo Sami Kastrati, alla delegazione del Consolato del Kosovo a Zurigo, alla comunità kosovara arrivata da più parti del paese, al direttore dell’Istituto italiano di cultura di Zurigo Francesco Ziosi, ai membri dell’Istituto, a tutti gli italiani e non che hanno partecipato e a tutte le persone che in questo anno di lavoro mi hanno supportata.

Grazie alle mie compagne di viaggio.

Grazie Zurigo.

Grazie a questa vita, più bella di qualsiasi sogno mai sognato!