Onna, piccola frazione de l’Aquila, simbolo del terremoto di Aprile 2009.
E’ Natale, siamo nel 2015, eppure sembra che tra queste macerie il tempo non scorra. Tutto si è fermato a quella notte, le scosse hanno fatto smettere di battere i cuori e tutto sembra sommerso da polvere, ma non i ricordi, che restano vivi e si percepiscono passeggiando tra i resti che timidamente mostrano le vite e le storie di un passato mai dimenticato.
Su questi sassi sembra proiettato il film di una quotidianità antica, ma ancora viva nella mente di quelli che furono gli abitanti del paesino. E’ freddo lungo i vicoli e le strade, ed il fruscio del vento porta con se il silenzio dei sorrisi sulle tavole imbandite a festa.
Gli abitanti superstiti vivono in case di legno costruite dall’altra parte del paese. La provvisorietà protratta per anni è ormai diventata la normalità. Con coraggio vanno avanti, ma non hanno smesso di guardarsi indietro e di celebrare il ricordo dei Natali che furono. Decorazioni e presepi tra le macerie, altare di speranza e invocazione alla dignità.
Passeggiando immagino come era prima del 2009, quanti Natali sono stati festeggiati, quanti piatti cucinati, in quelle case sventrate con le mattonelle da cucina immerse nei rovi, le scale tra un piano e l’altro che non si possono più salire.
Sono solo numeri, ma il 15% delle persone che abitavano a Onna morirono a causa dei crolli. I superstiti sognano di tornare ad abitare nel paese, che nonostante oggi è abbandonato, resta simbolo di speranza e di ricostruzione di vite e storie. La stessa speranza non sussiste riguardo alla ricostruzione materiale degli edifici. In 6 anni e nonostante le promesse, i lavori sembrano inesistenti, quasi a farsi beffa di questa speranza che mai muore.