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«Non sono capace di fotografare un posto di per sé, come valore assoluto. Il mio mestiere è fotografare le persone. Sono due lavori completamente diversi. Per fotografare un luogo dovrei prima guardarlo a lungo, conoscerlo bene, poi tornare professionalmente, per così dire. Il paesaggio mi interessa, però come sfondo. Dev’essere adatto alla persona, esaltarla, spiegarla. Per esempio, quel ritratto di Andreotti con il Pantheon alle sue spalle: c’è lui, con quel suo modo particolare di tenere le dita, e la Roma che si vede dal suo studio alla Camera. Il Pantheon è scuro, un po’ magico, strano. Ecco, quella è la simbiosi perfetta di un uomo e un paesaggio»
Con queste parole Elisabetta Catalano descrive il fulcro della sua vita artistica di fotografa.
Nata a Roma nel 1944 si addentra da autodidatta nel mondo della fotografia e si specializza col tempo nel ritratto in bianco e nero e a colori.
Ciò che lei ritrae principalmente è la società composta di artisti, intellettuali, poeti, musicisti, mai con distacco, ma sempre con emozione e condivisione dei processi creativi catturando quella gioia che prova chi riesce a creare un’ opera partendo dal proprio pensiero.
6_g_zps613ff632Lo stile che più la rappresenta è il ritratto in studio, un genere che nasce dalla massima concentrazione. Nasce con lei infatti un tipico “stile Catalano” del ritratto segnato da una grande tensione che mira a mostrare l’essenza del personaggio con un primo piano tagliato a busto e lo sfondo monocromo sfumato come in un quadro.
Inizia la sua attività collaborando a Il Mondo, L’Espresso, L’ Almanacco Letterario Bompiani e Vogue Italia. Lavora a New York e Parigi per Vogue America, e per l’edizione francese e inglese.
Negli anni ’70 lavora con artisti concettuali, del comportamento e performers, come Michelangelo Pistoletto, Vettor Pisani, Fabio Mauri, Sandro Chia, Minimo Rotella, Cesare Tacchi, Gino De Dominicis, alla realizzazione di loro opere che comportano la fotografia.
Questa vicinanza alle varie sfumature dell’arte la renderà un’artista eterogenea come dimostrano negli anni le sue numerose mostre.
La prima personale del ’73 alla Galleria il Cortile di Roma e la Galleria Milano di Milano, si intitola Uomini 1973: esclusivamente ritratti di artisti.
Nel ’78 la Polaroid Company di Boston le commissiona una serie di ritratti di famosi registi, da eseguire su lastre Polaroid per la Mostra `Faces and Facades´.
Nell’80 espone ad una mostra al Museo Carnevalet di Parigi «Personaggi della cultura francese», in seguito acquistati dal Nuovo Museo della Fotografia di Parigi nella collezione permanente.
È definita la fotografa delle star che veniva dal mondo dell’arte: sono infatti famosi i suoi scatti a una giovanissima Stefania Sandrelli in un nudo d’artista, a Federico Fellini che ironicamente mette una mano per non essere fotografato, un’affascinante Silvana Mangano avvolta in un turbante e poi Italo Calvino, Pierpaolo Pasolini, Alberto Moravia, Monica Vitti, Michelangelo Antonioni, Alberto Arbasino, Raffaele La Capria; sono questi i nomi di alcuni dei divi italiani passati attraverso “le sue mani”.
Proprio Alberto Arbasino dice di lei: «È un genio della ritrattistica, camuffato da bella donna. E la sua raccolta ormai storica di facce italiane dei nostri tempi non entra in competizione soltanto con gli album dei grandi fotografi. Qui si entra in compagnia coi ritratti di pittori che ci trasmettono le forme artistiche della visività espressiva nelle variazioni fisionomiche attraverso le epoche. La visione travalica il mezzo…»
L’ultima sua mostra risale allo scorso anno: «Le Collezioni, Non basta ricordare» che è stata allestita al Museo MAXXI di Roma.
Elisabetta Catalano si è spenta il 4 gennaio 2015 a Roma all’età di 70 anni.
“Ogni fotografia di Elisabetta è il breve ma infinito romanzo di un incontro.” scrive Umberto Silva.

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